Marco Casini (Autorità di bacino): «Simulazioni e realtà virtuale per intervenire sul rischio idrogeologico»

Marco Casini (Autorità di bacino): «Simulazioni e realtà virtuale per intervenire sul rischio idrogeologico»
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Venerdì 17 Maggio 2024, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 07:11

Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Centrale: cosa si sta facendo per rendere le Marche una regione più sicura dal punto di vista del rischio idrogeologico?

«La mitigazione del rischio si fa conoscendo il pericolo e a questo scopo stiamo portando avanti un lavoro di mappatura aggiornata, anche con il supporto di satelliti, per ricostruire l’alveo nel dettaglio. Più nello specifico, eseguiamo studi idrologici e idraulici al fine di ridefinire le condizioni di pericolosità e di rischio, e di individuare le soluzioni più efficaci per la protezione del territorio e dei suoi abitanti». 

Come?

«Il primo passaggio consiste nell’aggiornare la simulazione con i fenomeni di pioggia - compresi gli eventi estremi più frequenti - e gli scenari di previsione. Poi si inseriscono gli interventi necessari per ridurre il rischio e, in questo modo, riusciamo a vedere quale sarà il comportamento dei vari fiumi in questi scenari».

Di quali interventi parliamo?

«I principali riguardano la realizzazione di nuovi argini o l’innalzamento degli esistenti, l’innalzamento dei ponti e la costruzione di casse di espansione che controllino i flussi dell’acqua».

Su quali fiumi state conducendo queste simulazioni?

«Il progetto di aggiornamento riguarda tutto il distretto dell'Appennino centrale e nelle Marche coinvolge i bacini dei fiumi Misa, Metauro, Cesano e Tronto. Quest’ultimo è stato recentemente aggiornato nel tratto tra la sorgente ed Ascoli Piceno ed entro la fine dell’anno sarà aggiornato fino alla foce. Per quanto riguarda il Misa e Nevola, chiuderemo la mappatura di pericolosità e rischio all’avanguardia entro luglio. Stiamo ragionando anche sul fiume Foglia».

Quando si potrà partire con gli interventi?

«Contiamo di completare l’aggiornamento all’inizio del prossimo anno. Finita questa radiografia, una volta individuate le risorse ci si potrà concentrare subito sull’individuazione degli interventi».

Se avessimo fatto prima questo lavoro, avremmo potuto evitare le tragedie che conosciamo? Siamo indietro sul dissesto idrogeologico?

«Tutta l’Italia è indietro sul rischio idrogeologico e il cambiamento climatico ci ha superato a destra. Inoltre, negli anni il consumo di suolo è cresciuto molto rapidamente. Si pensava di avere più tempo, ma non lo abbiamo: ora i rischi sono sempre più frequenti e quindi dobbiamo muoverci in maniera più organizzata».

Le Marche in che zona di rischio si collocano rispetto al resto delle regioni?

«Il fiume, per natura, deve avere i suoi spazi di espansione. Questo avviene dappertutto, nelle Marche non ci sono fiumi più pericolosi di altri. Il problema delle Marche è che non hanno una mappatura della pericolosità e del rischio aggiornata a quelle che sono le direttive dell’Unione europea».

In che senso?

«L’Ue definisce tre fasce di rischio, suddivise per frequenza degli eventi: da zero a 50 anni, da 50 a 200 anni, da 200 a 500 anni (ovvero gli eventi atmosferici meno frequenti). Le Marche hanno un’unica area di rischio, collocata nella seconda fascia. Con il nostro studio, suddivideremo il territorio secondo le tre aree di rischio per la popolazione».

Il rischio zero non esiste, ma così si potrà convivere con i fiumi stando più tranquilli?

«Grazie a questa mappatura aggiornata faremo simulazioni con la realtà virtuale per vedere come sarà il comportamento dei fiumi dopo gli interventi di mitigazione. E sapremo esattamente in quali zone intervenire».

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