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Tra i medici di famiglia la battuta sta circolando: «Hanno trovato la soluzione per ridurre le liste di attesa: tagliare le prescrizioni di visite ed esami. Non riescono ad aumentare l’offerta, allora diminuiscono le richieste dei pazienti». Si tratta di una semplificazione e il piano sulle liste di attesa, anticipato in più occasioni dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, non punta solo al taglio delle prescrizioni inappropriate da parte dei medici di base, ma anche all’aumento delle prestazioni acquisite dagli specialisti del servizio sanitario pubblico ma in libera professione. Inoltre, c’è l’obiettivo di superare il tetto di spesa del personale (ad oggi le assunzioni non possono superare come costo il dato del 2004 ridotto dell’1,4 per cento), ma ancora non è chiaro se questo provvedimento che deve essere approvato dal Ministero dell’Economia sarà già inserito nel prossimo decreto.
L’annuncio
Ciò che è certo è che finalmente, dopo molti annunci, il decreto sta per arrivare, come ha spiegato sabato il ministro Schillaci: «Lo presenteremo nei prossimi 15 giorni.
Un altro tassello importante inserito nel decreto riguarderà la trasparenza delle informazioni visto che non esiste un sistema centralizzato in base al quale tenere sotto osservazione il reale andamento delle liste di attesa. Schillaci: «Oggi si legge sul giornale che per fare una risonanza magnetica una signora ha bisogno di un anno e mezzo. Ma dobbiamo tener conto che in Italia non esiste un sistema di monitoraggio delle liste d'attesa. Quando leggiamo alcuni titoli, non abbiamo nessun modo per controllare. Vogliamo che finalmente in Italia, Regione per Regione, con una regia centrale, si possa controllare dove e quali prestazioni mancano».
Reazioni
Ambulatori aperti più a lungo, prescrizioni acquistate con la formula intramoenia, monitoraggio del fenomeno, nuove assunzioni: sono i contenuti del decreto, ma ciò che fa più discutere è l’azione contro i medici di base che prescrivono troppe prestazioni. Filippo Anelli, presidente di Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri): «Questa misura sull’appropriatezza è inapplicabile, già era stata cancellata in passato dalla Corte costituzionale. Non si possono introdurre regole generali, criteri numerici, sulla salute del singolo cittadino. Sono altre le strade da seguire». Dai partiti di minoranza è critico Alessio D’Amato, responsabile nazionale Welfare di Azione: «Un medico prescrive secondo scienza e coscienza e non si può burocratizzare tutto. Già oggi esistono le commissioni di appropriatezza, vanno messe in condizioni di lavorare. Il problema va affrontato alla radice con più personale e più risorse. Invece si tentano scorciatoie». Schillaci da giorni però sta facendo notare: «Da decenni si parla di liste di attesa, noi stiamo cambiando il sistema».
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